Anxiety Sensitivity: la sensibilità all'ansia tra i fattori responsabili del disturbo di panico.

 circolo del panicoMoltissime persone soffrono di ansia  e disturbi correlati allo spettro ansioso (ossessioni, fobie, rituali, e altri ancora). Soltanto in alcuni casi però l’ansia si trasforma da stato di preoccupazione – tensione ad un attacco di panico. I terapisti cognitivo comportamentali hanno sviluppato varie ipotesi su un particolare meccanismo psicologico che sembra essere coinvolto e responsabile di questo slittamento verso il disturbo di panico.

E’ il fenomeno dell’Anxiety Sensitivity, la sensibilità all’ansia.

Con questo termine si indica una predisposizione ad essere più “sensibili” all’ansia, cioè più spaventati, timorosi, reattivi ai sintomi innescati e associati a questa emozione.

In altre parole ci sono persone che, presumibilmente fin dall’infanzia, sviluppano particolari convinzioni ed idee rispetto al sentirsi male, al manifestare tensione o agitazione in pubblico, all’essere fisiologicamente attivi (eccitati, agitati, tesi), a ciò che può voler significare o cosa può provocare l’avvertire un dolore o formicolio al petto, agli arti o alla testa, una sensazione di nausea o vertigine, un senso di mancata concentrazione e attenzione.

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Quando i pensieri negativi diventano un problema psicologico

 rimuginio ruminazioneTutti noi, a volte, siamo attraversati da brutti pensieri ma non sempre questi danno origine a marcate sensazioni di ansia, tristezza, colpa, rabbia, vergogna ecc.. Come mai? Cos’è che trasforma un pensiero negativo in un disturbo psicologico conclamato?

Come direbbe Adrian Wells, fondatore della terapia metacognitiva: “i pensieri non sono importanti, l’importante è come vi reagiamo!”

Secondo questo psicoterapeuta cognitivista, sembra che non sia il “cosa” (il contenuto di pensiero), quanto piuttosto il modo, il “come” pensiamo, a dare avvio ad alcuni dei più diffusi e invalidanti problemi psicologici come ansia, panico, depressione e disturbi ossessivo compulsivi.

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Il disturbo ossessivo compulsivo: quanto costa proteggersi dai propri timori?

Il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è un problema psicologico-emotivo caratterizzato da pensieri e/o azioni che si sono trasformati da abitudini rassicuranti in qualcosa che compromette il benessere e la qualità di vita delle persone che ne sono affette e dei loro familiari e conviventi.

Ognuno di noi ha le sue piccole manie, i suoi rituali “propiziatori” e le sue abitudini (ad es. dal non prendere impegni di venerdi 13, al fare un particolare gesto prima di tirare un rigore o iniziare una conferenza pubblica, alla difficoltà a buttar via oggetti perché “un giorno potrebbero tornare utili”). Si potrebbe dire che il DOC sia una forma accentuata e dilagante di queste forme di pensiero e rituali.

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Ansia sociale: disagio e vergogna nei contesti interpersonali e pubblici.

ansia di parlare in pubblicoL’ansia sociale (o fobia sociale) si caratterizza per la presenza di timore (o preoccupazione, paura) di una o più situazioni sociali o prestazionali, cioè condizioni in cui la persona si trova esposta al giudizio altrui. La persona teme di ricevere valutazioni negative sul suo operato, sul modo di agire e/o per la manifestazione dei sintomi ansiosi (come sudorazione, tremori, arrossamento del volto, ecc…). Teme di poter essere ridicolizzata, derisa, rifiutata, allontanata e/o criticata. Allo stesso tempo vi è un concomitante e fortissimo desiderio di fare una buona impressione ed essere accettata. Spesso la persona finisce per evitare ed astenersi dalle situazioni temute, finendo per compromettere seriamente il benessere e lo svolgimento della quotidianità.

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Il disturbo d'ansia generalizzato: quando l'ansia diventa cronica e pervasiva.

 Il disturbo d’ansia generalizzato è stato a lungo considerato il disturbo ansioso “di base”, in quanto gli episodi d’ansia sono una componente tipica dei vari disturbi dello spettro ansioso (panico, agorafobia, ossessioni e compulsioni, ansia sociale…); tuttavia nel corso degli ultimi decenni è divenuto un problema a sé stante, con sintomi ben definiti e trattamenti specifici ad esso dedicati.

Il disturbo d’ansia generalizzato (GAD) è caratterizzato da:

  • presenza di eccessiva ansia e preoccupazione (definita anche “apprensione”),
  • che si manifesta in maniera persistente per la maggior parte dei giorni, e
  • che riguarda una vasta gamma di attività ed eventi legati alla quotidianità (come prestazioni lavorative o scolastiche, faccende domestiche, svaghi, attività sportive e ricreative, ecc…)
  • le persone inoltre trovano difficile controllare tali preoccupazioni.

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Emetofobia: un disturbo d'ansia da non sottovalutare.

 L’emetofobia è una condizione ansiosa caratterizzata dalla paura di vomitare. Ancor più in particolare, il timore profondo sembra essere quello di non riuscire a prevedere e quindi controllare i propri eventuali conati.

A prima vista può sembrare poco “pericolosa” per il benessere dell’individuo, ma in realtà può diventare molto limitante ed aggredire pesantemente il tenore di vita.

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Ipocondria: sintomi, cause e cura con la terapia cognitivo comportamentale

 Chi non si è mai preoccupato di poter contrarre una grave malattia? Quanti di noi quotidianamente si preoccupano per la salute dei propri cari? A chi non è mai passato per la testa il timore della morte? Temere e quindi preoccuparsi per la propria salute e sopravvivenza è piuttosto normale e universale, e ci consente di prevenire e curare diverse patologie fisiche.

L’ipocondria (ossia l'ansia eccessiva per la salute) diventa un vero e proprio problema quando la preoccupazione diventa continua ed arriva a compromettere diverse sfere (relazionale, lavorativa, scolastica..) e la qualità di vita.

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Timidezza o introversione?

Introversione e timidezza sono spesso usati come sinonimi ma in realtà rappresentano due concetti distinti.

Il soggetto timido si sente a disagio nei contesti sociali e in situazioni a lui poco familiari, teme il giudizio altrui, si sente inadeguato, ha poca fiducia nelle sue capacità e sottostima le sue risorse. Vorrebbe fare amicizia ma non riesce. Questa difficoltà a relazionarsi serenamente comporta varie problematiche psicologiche tra cui ansia, sintomi depressivi, solitudine, fobie e scarso rendimento scolastico (nei giovani).

Il soggetto introverso non ha interesse a coltivare tanti rapporti sociali, preferisce stare con pochi amici selezionati. Non evita le occasioni sociali, se si presentano, ma non le ricerca attivamente o costantemente, ha bisogno di rifugiarsi nella solitudine per ricaricarsi. Quando è necessario si rapporta con gli altri in maniera adeguata e senza timori. L’asocialità in questo caso non viene vissuta come problematica per la persona, che quindi non ne soffre.

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Dott.ssa Chiara Francesconi

chiarafrancesconi.psico@gmail.com

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Riferimenti terapeutici

Schema Therapy, Teoria dell'Attaccamento, Circle of Security, Mindfulness, Alleanza Terapeutica, Psicoeducazione.

Autori: J.Young, J.Bowlby, Jon Kabat Zinn, G. Liotti, Aaron Beck & Albert Ellis

Dott.ssa Chiara Francesconi - Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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