La rabbia, o l’ira, sono sentimenti intesi e primordiali. La letteratura, la storia, i miti antichi e la religione associano spesso questa emozione a figure potenti, giuste, nobili o divine (ricordiamo l’ira di Achille, la furia di Orlando, l’ira di Dio…). Arrabbiarsi è una condizione che si lega al senso di giustizia, alla violazione di leggi e norme, è quindi idonea reazione ai torti e alle offese. Chi si ribella viene ritenuto forte, coraggioso, impavido, e di animo generoso.
E poi c’è la visione opposta, anche in questo caso si ritrovano esempi nella religione e nella filosofia: l’ira come vizio capitale! Arrabbiarsi diviene allora inaccettabile, pari ad un peccato, non ammissibile neppure quando giustificato.
E’ così che si forma in noi il conflitto tra espressione ed inibizione della rabbia. E’ più giusto sfogarsi, manifestare la propria emozione, il proprio disappunto, o piuttosto mantenere la calma, farsi scivolare le cose addosso?