Il paradosso dell’ortoressia: quando mangiare “sano” diventa un problema.

Attualmente i mass media ci inondano di informazioni riguardanti la "sana" alimentazione. Stiamo divenendo più consapevoli dei metodi di produzione e raccolta dei cibi, dei loro metodi di conservazione e di vendita. Sono sempre più anche le notizie riguardanti i rischi relativi ai danni procurati da una "cattiva" alimentazione. Tuttavia molto spesso tali informazioni sono contrastanti o poco specifiche; non tarate sulle condizioni di vita di ciascun specifico soggetto (livelli di esercizio fisico, attività lavorativa svolta, patologie presenti, intolleranze ecc...). Unito al fatto che, spesso, tali informazioni vengono veicolate da amici e conoscenti, e quindi si basano sul "sentito dire" e sul passaparola, si finisce per aderire a piani alimentari inadeguati e squilibrati. 

Recentemente, il comportamento alimentare caratterizzato da un’esagerata preoccupazione per la qualità del cibo è stato descritto come Ortoressia Nervosa (ON), la quale rappresenta un nuovo emergente disturbo alimentare [Bratman & Knight 2000, Kummer et al. 2008].  Attualmente, sembra che il problema riguardi circa il 15% dei soggetti con disregolazioni alimentari, ed in prevalenza uomini.

 

Sebbene l’APA non abbia ancora inserito tale disturbo nel DSM-5, i soggetti affetti da ON possono dedicarsi totalmente all’alimentazione salutare, mostrando sintomi ossessivo-compulsivi riguardanti ruminazioni ossessive sul cibo e comportamenti ossessivi rispetto a selezione, ricerca, preparazione e consumo degli alimenti. Ciò compromette il funzionamento sociale, provocando insoddisfazione affettiva ed isolamento dovuti alla persistente preoccupazione riguardo al mantenere le regole alimentari autoimposte. 

I rituali ossessivi possono essere suddivisi in 4 fasi: 

  • forte preoccupazione al pensiero di cosa mangiare, con pianificazione dei pasti con vari giorni di anticipo, nel tentativo di evitare cibi ritenuti dannosi;

  • impiego di una grande quantità di tempo nella ricerca e acquisto di alimenti, a discapito di altre attività quotidiane;

  • preparazione del cibo secondo particolari procedure ritenute esenti da rischi per la salute;

  • sentimenti di soddisfazione o colpa e disagio a seconda dell’avere o meno rispettato le regole auto-imposte.

Anche nel caso dell’ortoressia, come in quello della vigoressia, ci si sta ancora chiedendo a quale categoria diagnostica rapportarlo. Alcuni ricercatori evidenziano le somiglianze dell’ortoressia con i disturbi alimentari, come ad esempio la tendenza al perfezionismo, alla rigidità e il bisogno di controllo [Catalina Zamora et al. 2005], altri sottolineano la relazione tra ortoressia e disturbo ossessivo compulsivo. Gli studi hanno rilevato buoni risultati per trattamenti cognitivo comportamentali, notando che i soggetti ortoressici rispondono meglio dei soggetti dca, forse a causa di una maggior aderenza al trattamento dovuta alla preoccupazione per la propria salute che caratterizza questa patologia [Mathieu 2005].

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Riferimenti bibliografici:

Bratman SMD, Knight D (2000) Orthorexia Nervosa: Overcoming the obsession with healthful eating. Health food junkies. New York: Broadway Books.

Kummer A, Dias FM, Teixeira AL (2008) On the concept of orthorexia nervosa. Scand J Med Sci Sports; 18: 395-396.

Catalina Zamora, M.L., Bote Bonaechea, B., García Sánchez, F., Ríos Rial, B. (2005). Orthorexia nervosa. A new eating behavior disorder? Actas Esp Psiquiatr. 2005; 33(1): 66–68.  

Mathieu, J. (2005). What is orthorexia? J Am Diet Assoc;105(10): 1510–1512.

 

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