Ruminazione e rimuginio: cosa sono e come gestire i pensieri negativi ripetitivi.

Ruminazione e Rimuginio sono considerate come forme di pensiero negativo ripetitive. Si manifestano rispettivamente negli stati depressivi e nelle problematiche ansiose.

La ruminazione è una modalità di pensiero ripetitiva sui sintomi della depressione, sulle loro possibili cause e conseguenze. E’ un rivolgere l’attenzione cosciente e consapevole al proprio “essere depressi”, ai propri sintomi, ai loro possibili sviluppi, significati e conseguenze negative. La ruminazione è costituita da pensieri ripetitivi sull’angoscia vissuta e sulle circostanze che l’hanno prodotta. Le ruminazioni hanno solitamente un tema centrale di perdita, di fallimento o insuccesso.

 

Viene considerata una modalità passiva di pensiero, in quanto non sembra finalizzata ad uno scopo (che non sia quello del riflettere su sé stessi) e non prevede una presa di decisione o pianificazione di azioni concrete. Tipici pensieri “ruminativi” possono essere: “perché sono un fallimento?”, “perché mi sento così stanco e debole?”, “perché non riesco a concentrarmi?”, “perché non ho più voglia di fare niente?”, e così via.

Il rimuginio è invece un fenomeno tipico degli stati ansiosi. In questo caso i pensieri negativi, preoccupanti se non catastrofici, sono rivolti a possibili minacce future, e la catena di pensieri viene attivata con l’intento di risolvere il problema, rassicurarsi o trovare possibili soluzioni ad un evento incerto e imprevedibile. La tematica centrale è quella di una possibile e/o imminente minaccia. Il rimuginio viene chiamato “worry”, che viene tradotto in italiano con il termine “preoccupazione/apprensione persistente”.

Mentre la ruminazione è principalmente rivolta al passato o ad un evento che sta già succedendo nel momento presente e che coinvolge un senso di perdita (da leggere anche in senso figurato come perdita di stima, di amabilità, di rispetto, di vitalità e così via), il rimuginio si concentra sul possibile futuro e sulla prevenzione di danni e perdite.

Entrambe queste modalità vengono utilizzate sulla base di “credenze positive” rispetto al loro utilizzo.

Le persone pensano che il ruminare sia un riflettere su di sé che li possa condurre a comprendersi meglio e capirsi. Il rimuginio viene invece visto come un tentativo di trovare soluzione ad un imminente catastrofe, spesso sostenuto dall’idea che sia necessario e/o coscienzioso proteggersi e prevenire. Alcune volte è sostenuto da idee superstiziose, altre dalla convinzione che serva a “prepararsi” al possibile evento.

Tuttavia tali pensieri ripetitivi altro non fanno che incentivare e mantenere lo stato depressivo o ansioso. Nel primo caso poiché si resta focalizzati sulla visione negativa di sé, degli altri o del mondo, senza attivarsi o distrarsi in alcun modo. Nel secondo caso, poiché la prevenzione spesso comporta molti più svantaggi dell’effettivo scontro/confronto con la situazione temuta (ad es. molteplici evitamenti di luoghi, situazioni o persone, che finiscono per impoverire la qualità di vita e il benessere psicofisico).

Come uscirne?

La terapia cognitivo comportamentale mette a disposizione del paziente diverse strategie per poter uscire dalla trappola dei pensieri negativi ripetitivi.

  • Messa in discussione dei pensieri che insorgono alla mente, piuttosto che loro accettazione  passiva, attraverso la ricerca di prove a sostegno e contro tali idee.
  • Modifica delle credenze positive rispetto all’uso di ruminazione e rimuginio, tramite confronto tra vantaggi e svantaggi provocati dal ricordo ai pensieri ripetitivi.
  • Esposizione graduale alle situazioni temute e preoccupanti, per “testare” e disconfermare i propri pensieri negativi.
  • Mindfulness, ossia attenzione consapevole rivolta ai propri processi mentali, senza esprimere giudizi o valutazione nei loro confronti. Ciò produce un distacco emotivo e un distanziamento dai pensieri che si ritiene di non poter controllare. Essi vengono presi per ciò che sono, cioè pensieri, e poi lasciati andare senza elaborarli ulteriormente, riprendendo a svolgere l’attività quotidiana.
  • Training per le abilità di problem solving. Veri e propri “addestramenti” alla risoluzione di problemi in maniera efficace ed efficiente. Prevedono l’allenamento alla ricerca di alternative possibili e alla flessibilità. 

 

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Dott.ssa Chiara Francesconi

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