Mente e corpo: alla scoperta della Psicosomatica

 Negli ultimi 50 anni si è andata sempre più diffondendo l’idea che il benessere fisico abbia una certa influenza sui sentimenti e sulle emozioni e viceversa che queste ultime abbiano una ripercussione sul corpo. Lo stesso dicesi nel caso di malessere fisico e disagio psicologico, che vanno spesso a rincorrersi.

Il cambiamento nella visione della malattia, non ritenuta più conseguenza lineare scatenata da una precisa causa, quanto piuttosto il prodotto di molteplici fattori di diversa entità ed origine, ha portato alla nascita della medicina psicosomatica, una cornice interdisciplinare che permette una valutazione olistica e complessiva delle sintomatologie e dei disturbi. In quest’ottica si aderisce ad una concezione circolare del processo di causalità, per cui vari elementi concorrono e si influenzano a vicenda nella comparsa di un disturbo, senza che nessuno assuma le caratteristiche di causa o effetto.  

Il bisogno di prendere in considerazione il funzionamento quotidiano, la gestione dei ruoli sociali, le capacità intellettive, la stabilità emotiva ed il benessere soggettivo, diventa così una parte fondamentale nella valutazione del paziente.

 

Si è giunti quindi ad affermare che “non esiste nessuna malattia che sia solo psichica o solo somatica”.   

Vediamo allora alcuni dei possibili fattori che potrebbero essere coinvolti nello sviluppo e nel mantenimento di una qualsiasi patologia

  • Eventi di vita precoci. Con questo termine ci si riferisce a situazioni conflittuali, traumatiche, violente o patologiche sperimentate in età infantile. Possono far parte della categoria varie condizioni più o meno drammatiche da separazioni dal nucleo familiare per periodi prolungati, al divorzio dei genitori, a maltrattamenti o abusi infantili.
  • Eventi di vita recenti e stress cronico. In questo raggruppamento rientrano episodi particolarmente significativi e stressanti che caratterizzano il periodo attuale (licenziamento, divorzio, liti familiari, matrimoni, ecc)
  • Comportamenti rispetto alla salute. È sempre importante ricordare che stili di vita non salutari costituiscono un fattore di rischio centrale per lo sviluppo di molti disturbi come diabete, obesità e malattie cardiovascolari
  • Supporto sociale. L’isolamento provoca malessere fisico e psicologico. Vivere in un ambiente attivo, socievole, amichevole e poter contare sul sostegno di amici e familiari, nonché sulle iniziative di un’intera comunità agevola i processi di guarigione ed è un importante fattore protettivo.
  • Fattori di personalità. Sembra che specifiche caratteristiche personali siano collegate più strettamente di altre a delle specifiche patologie. Le ricerche in questo campo sono ancora aperte, tuttavia emerge abbastanza chiaro il legame tra personalità (o comportamento) di tipo A, tratti alessitimici e sviluppo di patologie organiche (tra poco descriveremo quali sono i quadri di personalità di questi individui).

Ma andando oltre l’evidenza che tutte le patologie hanno una loro componente psichica, fisica e sociale, quali sono i disturbi che vengono ritenuti ed etichettati essenzialmente come psicosomatici?

Tra i più conosciuti rientrano sicuramente le patologie di somatizzazione, caratterizzate da disturbi (dolori o disfunzioni) dislocati in vari distretti anatomici, senza una precisa corrispondenza di lesione o danneggiamento a livello organico. In questo senso possono rientrare nella categoria un gran numero di sintomatologie gastrointestinali (colite, ulcera), dermatologiche (acne, dermatite atopica) e muscolo scheletriche (crampi, cervicale, artrite, tensioni muscolari). [Notare che i disturbi appena nominati possono anche avere cause organiche, qui si sta facendo riferimento al possibile ed ulteriore sviluppo di tali patologie in assenza di prove mediche.]

Il sopracitato comportamento di tipo A, viene invece definito come uno specifico insieme di emozioni ed azioni che si osservano in un soggetto costantemente in lotta con il tempo e con gli obiettivi da raggiungere. Le persone rientranti in questo quadro sentono un forte incalzare del tempo e presentano una forte ostilità, competizione ed ambizione. L’alessitimia, che letteralmente denota una mancanza di parole per le emozioni, identifica individui che presentano difficoltà a gestire, riconoscere ed esprimere i sentimenti, associata ad uno stile pratico e concreto di vita, rivolto essenzialmente al mondo esterno e poco interiormente. Questi due stili di personalità possono compromettere lo stato di salute, portando all’insorgenza di sintomatologie soprattutto a carico del sistema cardiovascolare (ipertensione, tachicardie, aritmie, cardiopatie).

La condizione di demoralizzazione rivela uno stato di abbassamento del tono dell’umore, in cui aumenta la percezione di essere incapaci di affrontare i problemi o di deludere le proprie e altrui aspettative, accompagnato spesso da sentimenti di rinuncia e inutilità. In questo caso i soggetti sembrano maggiormente vulnerabili a livello del sistema immunitario. 

  • Come si arriva allo sviluppo di queste patologie?

Il fattore principale risiede nell’incapacità o nella non volontà di guardarsi interiormente, di ascoltare e riconoscere le proprie emozioni e sensazioni. L’ansia, la rabbia, la tristezza, l’insoddisfazione vengono tenute nascoste o non sono riconosciute, lasciando invece spazio alla rimuginazione sugli eventi esterni e alla ricerca di aiuto medico per le sintomatologie a livello fisico. Ad esempio un soggetto seppur cosciente che la propria condizione lavorativa sia stressante (bisogna rendere al massimo, il capoufficio costringe ad orari pesanti,ecc), può essere incapace di riferire come si sente nel dover assolvere a questo compito, ma potrebbe dirvi che questo gli crea un blocco allo stomaco. I soggetti “somatizzanti” tendono infatti a ricondurre tutto a sintomi fisici, senza giungere a cogliere le sottostanti emozioni, e di conseguenza non ricorrono ad aiuto psicologico perché convinti di avere qualche disturbo a livello organico e si preoccupano essenzialmente di capire quale esso sia e come curarlo.

Non a caso, la tendenza a sperimentare e comunicare i disturbi psicologici in forma di sintomi fisici è un fenomeno che coinvolge dal 30 al 40% dei pazienti medici, e comporta un innalzamento dei costi e di ricorso all’assistenza sanitaria. Le patologie senza spiegazione medica sembrano diventate la regola nella medicina di base. Il ricorso a medici specialisti (cardiologi, gastroenterologi, dermatologi ecc..) va sempre più riducendosi, dato che si rivelano spesso inadeguati a gestire la pluralità di sintomi riferiti dai soggetti, che spesso riportano disfunzioni a distretti organici diversi tra loro, ma che si presentano in associazione. In questo caso, spetta soprattutto ai medici di base riconoscere la condizione del paziente ed eventualmente saper indicare il giusto trattamento psicologico verso cui poterlo indirizzare.

Attraverso un percorso psicologico o psicoterapeutico di approccio cognitivo comportamentale, la persona può essere aiutata a riflettere sul mondo interno, sui vissuti dolorosi, sulla sofferenza. Riconoscere le emozioni, imparare che fanno parte di noi, che non bisogna averne paura, è un primo passo verso la guarigione. Il processo inoltre può avvenire su due piani: a livello sintomatico si può attivare un lavoro mirato alla situazione attuale, a favorire l’espressione e l’elaborazione della condizione problematica, da cui spesso, nel breve termine, si ottengono buoni risultati in relazione alla regressione della malattia psicosomatica. Successivamente l’intervento può essere spostato verso un livello più profondo e di significati personali. In quest’ottica si lavora analizzando i pensieri e le credenze relative a determinate situazioni ed eventi, per comprendere meglio il funzionamento generale del soggetto. In quest’ottica si cercano di prevenire le ricadute, andando a modificare alcune credenze patogene o meccanismi di mantenimento dei sintomi, in modo che al ripresentarsi degli eventi stressanti l’individuo abbia le risorse necessarie per affrontarli. 

 

Riferimenti:

Fava GA, Sonino N (2010). Psychosomatic medicine, in Int J Clin Pract.

Kellner R (1992). Psychosomatic syndromes, somatization and somatoform disorders, in Psychother Psychosom.

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Dott.ssa Chiara Francesconi

chiarafrancesconi.psico@gmail.com

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Riferimenti terapeutici

Schema Therapy, Teoria dell'Attaccamento, Circle of Security, Mindfulness, Alleanza Terapeutica, Psicoeducazione.

Autori: J.Young, J.Bowlby, Jon Kabat Zinn, G. Liotti, Aaron Beck & Albert Ellis

Dott.ssa Chiara Francesconi - Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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